Quando giunsi per la prima volta in A.A. io non potevo essere un’alcolista!

Non era possibile a 14 anni.

Bevvi per la prima volta all’età di sei anni. Unica femmina e la più piccola di tre fratelli, potevo fare i miei comodi, ora credo di essere stata alcolista fin dal primo bicchiere dato che da allora in poi la mia vita fu modellata dall’alcool. Vissi nel timore del presente, nell’odio, nei risentimenti, in un mondo di sogni. Im­maginavo di avere sei armadi pieni di vestiti e che tut­te le ragazze mi invidiassero. Nella vita reale ero grassa, arrogante e piena di invidia per le altre. Detestavo mia madre che mi sculacciava e non mi lasciava uscire co­me i maschi, senza camicetta.

Lasciammo quella città un po’ prima di essere pro­mossa in quarta elementare. Rimasi davvero sola. Non avevo nessuna amica e non riuscivo ad averne. Poi in­contrai dei ragazzi che fumavano, bevevano e prendeva­no stupefacenti. I miei genitori mi supplicavano, mi pic­chiavano, litigavano per me. Ma al diavolo! Erano loro che mi avevano messa al mondo e non mi volevano. Era­no loro che mi avevano fatto vivere tutti quegli anni di infelicità. Era giunto il momento di ripagarli, decisi.

Cominciai a prendere droghe e a bere. La mia autocompassione divampava. Le bevande, le droghe mi ser­vivano a smorzarla. Wohhhhh…! Era uno schianto!

Anche il sesso diventò molto importante, volevo tanto amore.

Pensai che il problema per me stesse nella vita di famiglia, perciò cominciai a recarmi da consulenti, pre­ti, strizza cervelli, un po’ di tutto. Non funzionava. Cosi tornai al bicchiere.

Avevo sempre bisogno di “far parte”. Facevo qualsiasi cosa la mia compagnia dicesse di fare. Ma a un certo punto non mi piacque più e volli uscirne. Il mio “fondo” si alzò e mi raggiunse, non fui io a scen­dere ma lui a salire.

Entrai in contatto con A.A. tramite un’amica dro­gata. Lei aveva solo bisogno di fare qualcosa, cosi non resisteva in alcun posto. Io ci rimasi. Mi piaceva l’a­more che ricevevo, ne avevo bisogno. Ci rimasi, ubria­ca, desiderando di essere “parte di, non in disparte da”.

Alla fine, dopo 11 mesi cominciai a lavorare al Programma. Le cose cominciarono a cambiare e fu ve­ramente magnifico. I miei rapporti coi genitori e con le altre persone sono fantastici. L’affetto che ricevo lo ri­dò agli alcolisti ancora malati. Dio, il mio Dio, ha molta pazienza. Che sia lodato per questo. Adesso sto calan­do di peso e mi sento meglio (pesavo più di 90 chili).

Qualche anziano mi guarda ancora perplesso, ma io so di essere un’alcolista e questo è quello che conta. A volte mi sento respinta perché i giovani del nostro gruppo sono sposati e si incontrano assai spesso senza di me. Dio volendo anch’io tra quattro anni circa sarò sposata e allora mi ricorderò di invitare qualche per­sona sola e giovane a unirsi a noi.

Mio padre beve ancora, ma io devo “lasciar perdere e lasciare (fare) a Dio”. Forse un giorno Dio troverà anche lui. Sono un’alcolista e tra due mesi avrò 16 anni.