Mi rivolgo a quegli alcolisti che hanno avuto difficoltà con le accentuazioni religiose del programma di A.A. A coloro che non accettano l’idea di un essere soprannaturale, mi permetto di dire che è sempre la gente che mi ha incoraggiato quando avevo bisogno di aiuto.
Ammetto che per superare la compulsione a bere ho avuto bisogno di una forza maggiore di quella che personalmente possedevo. Lo ricevevo una tale forza dall’impulso al bene generato in A.A. Lo, ho interpretato il frequente richiamo a “Dio” dei Dodici Passi ed altrove come un potere proveniente da altre persone.
Dopo un anno e mezzo di effettiva sobrietà, (in precedenza avevo cercato di afferrare per tre anni il programma A.A.), subii una disgrazia personale. Non è che attribuisca la mia incresciosa situazione a una punizione dei miei precedenti “peccati”, né ho la vanità di pensare che la divinità mi avesse scelto per il martirio. È semplicemente un’ironia della sorte che dovesse venirmi una paralisi dopo un periodo di autentica sobrietà e non durante una sequela di sbronze, niente più.
Ho una profonda fiducia nella moralità umana. Credo che gli impulsi cattivi possano essere tenuti a freno dalle azioni oneste. A.A. porta alla luce gli impulsi al bene, e questo è una forza enorme. Secondo me questo insieme di buone azioni è il “Potere Superiore”.
Queste le parole di un pastore della Chiesa Unitaria: “In un mondo che ha perduto, o sta rapidamente perdendo qualsiasi convincente concetto di divina provvidenza in azione, di un Dio personale che regola le umane cose, non è necessario concludere che l’unica alternativa a un universo che si cura dell’uomo sia quello di uno, nemico e satanico. E assai più probabile l’alternativa di un universo neutrale, dove l’uomo vive guadagnandosi la salvezza senza speranza di paradiso o timore d’inferno. L’uomo può trovare che la vita è valida non perché lo decreta un padre celeste, bensì perché le conquiste di donne e uomini buoni, che si affaticano insieme con amore e rispetto di sé, sono di per sé valide e gratificanti”.
Per un periodo di oltre due anni fui in pratica un “Loner” in grado di frequentare solo un paio di riunioni all’anno. Per fortuna mia moglie possiede una buona conoscenza dell’alcolismo (a causa della precedente esperienza del gruppo familiare), e io fui in grado di avere con lei dei dialoghi quasi giornalieri. Adesso, comunque, abbiamo formato in zona un gruppo A.A. che si riunisce a casa mia ogni settimana.
Non ho potuto accettare A.A., o l’aiuto assai concreto che poteva dare, finché non ho dato una interpretazione di tipo razionale al programma stesso. Sono ancora un ateo, se pure un ateo riconoscente.
Io non voglio cambiare A.A., per quel che mi riguarda funziona. Desidero solo che sia cosi efficace da attrarre i razionalisti. La loro partecipazione gioverà a A.A. in modo enorme.