Dopo i primi anni di successo, l’Associazione attirò un interesse maggiore da parte della stampa.
Articoli elogianti AA. apparvero su molte riviste e quotidiani della nazione. Con ogni nuovo articolo pubblicato alimentava il numero degli A.A.
In quel periodo tutti temevano le conseguenze derivanti dalla divulgazione di A.A. a livello pubblico; così, per maggior sicurezza, il primo servizio giornalistico diede ampio rilievo all’anonimato dei membri.
Quando l’opinione pubblica ebbe più informazioni sull’alcolismo, il marchio d’infamia diminuì; ben presto alcuni membri A.A. cominciarono a riconoscere pubblicamente la loro affiliazione. Fra essi uno dei primi fu un celebre calciatore, il cui ritorno al gioco fu così spettacolare che i giornali fecero di tutto per diffondere la storia della sua lotta con successo contro l’alcool. Credendo di poter aiutare A.A. col rivelare la sua appartenenza all’associazione, egli ne parlò apertamente.
Anche i fondatori di A.A. approvarono la sua condotta, non avendo ancora sperimentato il prezzo di una simile pubblicità.
Ci furono poi altri membri che decisero di rompere il loro anonimato a livello di mass-media; alcuni erano motivati da buone intenzioni, altri da un guadagno personale.
Alcuni membri idearono piani per legare la loro appartenenza ad A.A. a ogni sorta di impresa commerciale: agenzie di assicurazioni, centri di disintossicazione, persino una rivista contro il consumo dell’alcool, per citarne alcune.
Non ci volle molto ai Servizi Centrali di A.A. per rendersi conto che i violatori dell’anonimato, con le loro eccessive premure e intenzioni, potevano mettere presto a repentaglio la reputazione dell’Associazione, così tanto duramente conquistata. E compresero che, se avessero fatto un eccezione, inevitabilmente ne sarebbero sopravvenute altre.
Per assicurare l’unità, l’efficacia e il benessere di A.A. l’anonimato doveva essere per tutti. Esso era il guardiano di tutto ciò che significava A.A.
Nel mettete in risalto l’uguaglianza di tutti i membri e l’unità nell’impegno comune del loro recupero dall’alcolismo, l’anonimato funge da base spirituale dell’Associazione.
Nel 1946 Bill. W., il nostro co-fondatore, scrisse che: “Il termine “anonimo” ha per noi un immenso significato spirituale.
Sottilmente ma con vigore esso ci ricorda che noi dobbiamo sempre porre i principi al di sopra delle singole persone; che abbiamo rinunciato alla pubblica glorificazione personale; che la nostra associazione non solo predica ma in effetti pratica una sincera umiltà.