Capitolo 5

Il nostro metodo

Raramente abbiamo visto una persona che, seguendo il cammino percorso da noi, non sia riuscita a vincere l’alcol. I  non recuperabili sono quelli che non possono o non voglio­no seguire il nostro semplice Programma, di solito persone che per natura sono incapaci di essere oneste con se stesse. Purtroppo, ci sono casi del genere. Non hanno colpa, per­ché forse sono nati con questa tendenza, sono per natura incapaci di comprendere e sviluppare un sistema di vita che esiga un’onestà rigorosa. Le loro possibilità di recupero sono limitate. Ci sono anche degli individui che soffrono di qualche grave anomalia psichica ed emotiva ma molti di questi si salvano se hanno la capacità di essere onesti.

Le nostre storie personali mettono in risalto ciò che eravamo, ciò che ci è successo e quello che siamo ora. Se anche voi volete raggiungere ciò che noi abbiamo e se siete dispo­sti a tutto per ottenere i nostri risultati, allora siete pronti afare certi passi.

Non li abbiamo accettati tutti, subito. Pensavamo di poter trovare una via più facile, più morbida. Ma non ci siamo riusciti. Con tutta l’energia e l’onestà che possediamo, vi implo­riamo di essere forti e metodici fin dalle prime tappe di que­sta risalita. Qualcuno ha cercato di attenersi ai suoi vecchi si­stemi e il risultato è stato zero finché non li ha abbandonati.

Ricordiamoci tutti che abbiamo a che fare con l’alcol: astuto, sconcertante e potente! Senza aiuto siamo sopraffat­ ti. Ma c’è Uno che è più potente, cioè Dio. Che possiate trovarLo, ora!

Le mezze misure non hanno aiutato nessuno. Ci siamo trovati di fronte a una svolta decisiva. Abbiamo chiesto aiuto e protezione a Dio, abbandonandoci completamente alla Sua volontà.
Ecco i Passi per i quali siamo passati e che ci sono suggeriti come programma di recupero:

  1.  Abbiamo ammesso la nostra impotenza di fronte all’alcol e che le nostre vite erano diventate incontrollabili.
  2. Siamo giunti a credere che un Potere più grande di noi avrebbe potuto riportarci alla ragione.
  3. Abbiamo preso la decisione di affidare la nostra volontà e le nostre vite alla cura di Dio come noi potemmo concepirLo.
  4. Abbiamo fatto un inventario morale profondo e senza paura di noi stessi.
  5. Abbiamo ammesso di fronte a Dio, a noi stessi e a un altro essere umano, la natura esatta dei nostri torti.
  6. Eravamo completamente pronti ad accettare che Dio eliminasse tutti questi difetti di carattere.
  7. Gli abbiamo chiesto umilmente di eliminare le nostre deficienze.
  8. Abbiamo fatto un elenco di tutte le persone che abbiamo leso e abbiamo deciso di fare ammenda verso tutte loro.
  9. Abbiamo fatto direttamente ammenda verso tali persone, laddove fosse possibile, tranne quando, così facendo, avremmo potuto recare danno a loro oppure ad altri.
  10. Abbiamo continuato a fare l’inventario personale e, quando ci siamo trovati in torto, lo abbiamo subito ammesso.
  11. Abbiamo cercato, attraverso la preghiera e la meditazione, di migliorare il nostro contatto cosciente con Dio, come noi potemmo concepirLo, pregando solo di farci conoscere la Sua volontà e di darci la forza di eseguirla.
  12. Avendo ottenuto un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo cercato di trasmettere questo messaggio agli alcolisti e di mettere in pratica questi principi in tutte le nostre attività.

Molti hanno esclamato: «E chi ce la fa! Non è roba per me». Non scoraggiatevi, nessuno di noi è riuscito a praticare alla perfezione questi principi. Non siamo santi. Il punto è questo: noi vogliamo progredire gradualmente secondo principi spirituali. I principi che abbiamo elencato sono la guida verso un progresso. Miriamo a un progresso spirituale piuttosto che alla perfezione spirituale.

La descrizione che abbiamo fatto dell’alcolista, il capitolo dedicato agli agnostici, le nostre esperienze prima e dopo il recupero, mettono in evidenza tre punti assai chiari:

  1. Che eravamo degli alcolisti e non riuscivamo a controllare le nostre vite.
  2. Che probabilmente nessuna forza umana avrebbe potuto salvarci dall’alcolismo.
  3. Che Dio potrebbe e vorrebbe aiutarci, purché noi Lo cerchiamo.

Finalmente convinti eravamo al Terzo Passo, che dice quanto sia necessario l’abbandono della nostra volontà e della nostra vita alla cura di Dio come noi Lo concepiamo. Che cosa intendiamo dire con questo? E che cosa facciamo esattamente per abbandonarci a Lui?

Il primo requisito è la convinzione che una vita condotta secondo la propria volontà difficilmente può avere successo. Su questa base ci siamo quasi sempre trovati in contrasto con qualcuno o qualche cosa, anche se i nostri motivi erano buoni. La maggior parte degli uomini tenta di vivere basandosi sulla propria energia personale. Ogni persona è come un attore che pretenda di dirigere l’intera rappresentazione, interessandosi delle luci, delle danze, degli attori, dello scenario secondo i propri gusti. Se solo i suoi ordini fossero eseguiti e se solo gli altri si attenessero ai suoi desideri, lo spettacolo sarebbe perfetto. Tutti sarebbero soddisfatti, compreso lui. La vita sarebbe meravigliosa. Qualche volta un tale attore può avere qualche virtù; può essere affabile, simpatico, cortese, generoso, indulgente; anche modesto e persino altruista. D’altra parte potrebbe essere egoista, disonesto e aggressivo, egocentrico. Come tutte le persone di questo mondo, anche lui ha i suoi pregi e difetti.

Ma che cosa succede di solito? Lo spettacolo non riesce troppo bene. Comincia a pensare che la vita non lo tratti come egli pensa di meritare. Decide di fare sforzi più grandi per riuscire. Diventa ancor più esigente o amabile, secondo i casi. Nonostante ciò lo spettacolo non gli piace ancora. Ammette talvolta di avere qualche colpa ma pensa che di sicuro gli altri siano più colpevoli. Si innervosisce, si indigna e si autocommisera. Qual è il suo problema fondamentale? Non è vero, forse, che egli cerca di esaltare se stesso anche quando tenta di essere gentile? Non è vittima di un’illusione? Cioè, che egli possa trovare felicità e soddisfazione in questo mondo, solo controllandolo bene? Non è forse evidente, agli altri attorno a lui, che è questo che egli desidera? E non è vero che tutto ciò incita gli altri a reagire, a rubargli le migliori battute dello spettacolo? Non è forse vero che, anche nei momenti più feli- ci, egli è regista di confusione e non di armonia?

Il nostro attore è egocentrico ed egoista. E come un ricco pensionato che trascorre bene l’inverno al sole della Florida, lamentando Reattivo stato in cui versa la sua nazione; è come un predicatore che sospira con orrore sui peccati del XX secolo; è come il politico e il riformatore che affermano che sicuramente l’Utopia si realizzerebbe solo che gli altri si com-portassero bene; è come un ladro scassinatore che si convince che la società s’è comportata male con lui; è come l’alcolista che ha perso tutto e si è chiuso fra quattro mura. Quali che siano le nostre proteste, non è forse vero che la maggior parte di noi è preoccupata di se stessa, dei propri risentimenti e non fa altro che commiserarsi?
Egoismo ed egocentrismo! Ecco la causa dei nostri guai. Spinti da molteplici forme di timore, di paura, di autoingan- no, di autocommiserazione, noi calpestiamo gli altri e questi reagiscono. Talvolta ci fanno del male apparentemente senza provocazione ma, se riflettessimo su quanto abbiamo detto sopra, potremmo riconoscere di aver preso nel passato, sotto la spinta del nostro egocentrismo, decisioni che ci hanno messo in condizione di essere colpiti.
Pensiamo che, in fondo, la causa dei nostri problemi siamo proprio noi stessi. Essi scaturiscono dal nostro interno. E l’alcolista è l’esempio tipico di una volontà sfrenata, anche se lui in realtà non la pensa così. Innanzitutto, noi alcolisti dobbiamo sbarazzarci di questo egoismo. Dobbiamo abbandonarlo, oppure l’egoismo ci uccide! Dio ce ne dà la possibilità. Spesso sembra che non sia possibile abbandonare del tutto il nostro egoismo senza il Suo aiuto. Molti di noi hanno avuto tante convinzioni morali e filosofiche ma non hanno potuto metterle in pratica, anche se lo desideravano. Non essendo in grado con le nostre sole forze di ridurre il nostro egoismo, abbiamo avuto bisogno dell’aiuto di Dio.

E accaduto così. Prima di tutto abbiamo dovuto smettera di fare la parte di Dio, non funzionava. Poi abbiamo deciso che d’ora in avanti, nella recita della nostra vita, Dio sarebbe stato il nostro Regista; Egli è il Principale e noi i Suoi agenti! Egli è il Padre e noi i figli! La maggior parte delle buone idee non sono complicate ma semplici, e questo concetto è stato la chiave di volta dell’arco di trionfo per il qua- le noi siamo passati per ritrovare la nostra libertà.

Presa questa risoluzione con sincerità, abbiamo capito che attorno a noi accadevano cose meravigliose e che avevamo un nuovo Datore di Lavoro. Essendo onnipotente, Egli ci ha fornito ciò di cui avevamo bisogno, purché rimanessimo vicino a Lui e Lo ascoltassimo nel nostro lavoro. Fidu ciosi in Lui siamo diventati sempre meno interessati a noi stessi, alle nostre piccole idee e ai nostri progetti, più interessati invece neil’apportare un contributo alla vita. Mentre sentivamo inondarci da una nuova forza, godevamo di una profonda pace dello spirito e quando scoprimmo la possibilità di affrontare la vita con successo, quando diventammo consapevoli della sua Presenza, abbiamo cominciato a perdere quella paura dello ieri, dell’oggi e del domani che avevamo sempre avuto. Eravamo nati una seconda volta.

A questo punto ci trovavamo al Terzo Passo. Molti di noi hanno detto al nostro Creatore, come ho intendevano: «Dio, ti offro tutto me stesso perché Tu possa ricostruirmi e fare di me ciò che Tu vuoi. Liberami dalla schiavitù del mio egoismo, perché io possa compiere la Tua volontà. Fa’ scomparire le mie difficoltà, perché la vittoria su di esse possa essere testimonianza a coloro che voglio aiutare del Tuo potente Aiuto, del tuo Amore e del metodo di vita che ci hai insegnato. Fa’ che io possa fare sempre la Tua Volontà». Prima di intraprendere questo Passo, abbiamo con- siderato bene se ci sentivamo pronti e se saremmo stati capaci di abbandonarci completamente a Lui.

Abbiamo scoperto che era bene affrontare questo Passo della nostra crescita spirituale insieme a una persona com- prensiva, quale la moglie o il nostro miglior amico o il diret- tore spirituale. Meglio però che l’incontro avvenga soli con Dio anziché con’una persona che potrebbe non capire. La scelta delle parole evidentemente dipende da noi: l’importante è che esse siano espresse chiaramente e senza riserve. Era soltanto un inizio, ma se viene fatto con umiltà e onestà, subito si ha un risultato, a volte anche molto grande.

In seguito ci siamo incamminati per una strada di vigorosa attività, il cui primo passo è un ripulire la nostra coscienza, cosa che molti di noi non avevano mai tentato di fare. Benché la decisione presa fosse cruciale e determinante, abbiamo capito che non poteva avere un effetto duraturo se non fosse stata seguita da un costante e continuo sforzo di affrontare tutte le cose dentro di noi che ci bloccavano e di liberarcene. Il bisogno di bere non era che un sintomo. Così dovevamo ricercarne le cause e le condizioni.
A tal fine abbiamo cominciato a fare un inventario personale. Era il Quarto Passo. Un negoziante che non fa mai l’in-ventario della merce, di solito fallisce. Una volta fatto l’inventario, scopre ciò che manca e cerca le cause del deperimento di qualche articolo. Qualora rilevasse che ha uno stock di merce invendibile oppure guasta, per salvare il suo esercizio lo toglierà di mezzo senza rincrescimento. Se il negoziante è interessato al successo non può ingannarsi su quanto ha in magazzino.

Abbiamo fatto un simile inventario delle nostre vite e l’abbiamo fatto onestamente. All’inizio abbiamo cercato i difetti del nostro carattere che hanno causato il nostro falli- mento. Convinti che l’egoismo, nei suoi vari aspetti, sia la causa della nostra rovina, abbiamo considerato le sue mani-festazioni più comuni.

Il risentimento è il nemico «numero uno». Distrugge più alcolisti di ogni altro stato d’animo e da esso nascono molte forme di malattia spirituale. Siamo stati malati non solo nella mente e nel corpo, ma anche nello spirito. Superata la malattia spirituale, siamo recuperabili sia mentalmente sia fisicamente. Affrontando i risentimenti li abbiamo enumerati su un foglio di carta, indicando persone, istituzioni e principi con i quali non andavamo d’accordo. Ci siamo chiesti perché fossimo arrabbiati. Nella maggioranza dei casi abbiamo constatato che la stima di noi stessi, le nostre ambizioni, i nostri portafogli, le nostre relazioni personali (comprese quelle sessuali) erano offese o minacciate. Così fummo presi dal risentimento. Ci siamo ritrovati “bruciati”.
Sulla lista dei nostri risentimenti riportiamo, a fianco di ogni nome, le ferite che abbiamo ricevuto alla stima di noi stessi, alla nostra sicurezza, al nostro orgoglio e alle nostre relazioni personali o sessuali.
La precisione che abbiamo adottato potrete constatarla direttamente dall’esempio che segue:

Ho del risentimento verso Causa Punti colpiti della mia personalità
Signor Bianchi Le sue attenzioni verso mia moglie.Ha detto a mia moglie che ho un’amante.

Bianchi potrebbe occu-pare il mio posto di la¬voro all’ufficio.

Relazioni sessuali. Autostima (paura).Relazioni sessuali. Autostima (paura).

Sicurezza. Autostima (paura).

Signora Rossi Essa è sciocca: mi ha umiliato. Ha fatto rico-verare suo marito, mio amico, per alcolismo. E una pettegola Relazioni personali. Autostima (paura).
Il mio datore di lavoro. Non è ragionevole, è ingiusto, esige troppo, minaccia di licenziarmi per aver bevuto troppo e per aver esagerato nella mia nota-spese. Autostima (paura) Sicurezza.
Mia moglie Non mi capisce, mi cri¬tica. Ha un debole per Bianchi.Vuole che intesti l’ap¬partamento a lei. Orgoglio.Relazioni personali e sessuali.Sicurezza (paura).

Così abbiamo fatto una revisione delle nostre vite, con la massima esattezza e onestà. Al termine del nostro lavoro, abbiamo studiato con cura ciò che abbiamo scoperto. La cosa più evidente è che questo mondo e coloro che lo abitano sono pieni di errori e di difetti. Una buona parte di noi ha concluso che sono gli altri ad avere torto. La storia era la solita: che gli altri ci avevano offeso e che noi continuavamo a star male. Se venivano dei rimorsi, ecco subito l’autocommiserazione. Ma più combattevamo e più cercavamo di regolare le cose secondo il nostro punto di vista, più la situazione s’ingarbugliava. Come qualche volta in guerra, la vittoria era soltanto apparente. I nostri momenti di trionfo erano di scarsa durata.

Evidentemente una vita piena di profondi risentimenti porta allo svuotamento di sé e all’infelicità. Quando noi eravamo preda del risentimento, proprio allora sprecavamo le ore che avremmo potuto valorizzare altrimenti. Ma per l’alcolista, la cui speranza è quella di conservare e migliorare un’esperienza spirituale, questo fatto del risentimento è estremamente grave. Ci siamo resi conto che è fatale. Quando alimentiamo tali sentimenti impediamo che i raggi del Potere Superiore illuminino il nostro spirito. Ritorna la follia dell’alcol e noi torniamo a bere. E per noi bere equivale a morire.

Se si deve vivere bisogna liberarsi della collera. Non va bene per noi né l’impazienza né i magoni mentali e passionali. Chi è normale può permettersi questo lusso, ma per gli alcolisti questi stati d’animo sono veleno.

Siamo ritornati alla Usta che avevamo compilato perché secondo noi contiene la chiave dell’avvenire. Ci siamo messi a cercare questa chiave da un punto di vista completamente nuovo. Allora abbiamo cominciato a capire che il mondo e i suoi abitanti davvero ci dominavano. Stando così le cose, le cattive azioni altrui, reali o immaginarie che fossero, avevano il potere di ucciderci. Come potevamo sfuggire a questa sorte? Abbiamo capito che dobbiamo dominare questi risentimenti, ma come fare? Non potevamo mandarli via con il semplice desiderio, proprio come l’alcol.

Questo è stato il nostro modo di procedere: ci siamo resi conto che le persone che ci infliggevano dei torti forse era no spiritualmente malate. Certo non amavamo né le loro manifestazioni nei nostri confronti né il loro atteggiamento, ma queste persone erano malate, come lo eravamo noi. Abbiamo chiesto a Dio di darci lo spirito di tolleranza, di benevolenza e di pazienza che avremmo mostrato per un amico malato. Quando qualcuno ci offendeva con il suo com-portamento, dicevamo a noi stessi: “È una persona malata. Come posso essergli utile? Che Dio mi preservi dalla colle ra! Che la Tua volontà sia fatta, o Signore! “.
Evitiamo la vendetta o le discussioni come faremmo con le persone malate. Se non lo facessimo, distruggeremmo ogni possibilità di riuscire ad aiutare gli altri. Non possiamo essere di aiuto a tutti, ma Dio ci mostrerà almeno come dobbiamo trattare ciascuno, con dolcezza e tolleranza.

Torniamo alla nostra lista. Abbiamo esaminato risolutamente i nostri sbagli, mettendo completamente da parte i torti che altri hanno fatto a noi. Quando siamo stati noi gli egoisti, i disonesti, i paurosi? Anche se di una certa situazione non siamo stati del tutto responsabili, abbiamo cercato di dimenticare il ruolo svolto dagli altri. Quando siamo stati noi da biasimare per primi? Abbiamo fatto l’inventario del nostro comportamento, non quello degli altri. Una volta scoperti i nostri sbagli, li abbiamo elencati sulla lista. In bianco e nero stavano davanti ai nostri occhi. Abbiamo ammesso onestamente i nostri torti e abbiamo espresso la volontà di rimettere le cose a posto.

Se osservate l’esempio di prima, noterete che la parola “paura” è scritta tra parentesi quando si tratta delle difficolta riguardanti il sig. Bianchi, la sig.ra Rossi, il datore di lavoro e la moglie. Questa parola così corta ha a che fare con tutti gli aspetti della nostra vita. Il tessuto della nostra esistenza è stato corroso da questo filo temibile e diabolico; ha messo in movimento tante circostanze apportatrici di mali che pensavamo di non avere meritato. Ma forse non eravamo stati noi a dare la spinta iniziale? Qualche volta ci sembra che la paura possa essere classificata come il furto, perché causa e moltiplica i problemi.

Abbiamo esaminato accuratamente tutte le nostre paure. Le abbiamo catalogate per iscritto, anche se non erano ac-compagnate da risentimento. Ci siamo chiesti perché le avevamo. Non era forse perché avevamo perduto la fiducia in noi stessi? La fiducia che avevamo nelle nostre forze era buona fino al punto in cui arrivava, ma non andava lontano. Qualcuno di noi, una volta, era molto sicuro di sé, ma non tanto da risolvere il problema della paura o qualunque altro problema. Quando questa sicurezza diventava arroganza, allora essa portava danni ancora maggiori.

C’è forse un metodo migliore, ne siamo convinti. Posse diamo ora delle fondamenta più sicure per costruire: esse sono date dalla fiducia e dalla fede in Dio. Ci affidiamo a Lui che è infinito, piuttosto che a noi, esseri finiti e limitati. Siamo su questa terra per svolgere il ruolo che Lui stesso ci affida. Nella misura in cui ci comportiamo come pensiamo che Egli desideri e in cui siamo capaci di affidarci completamente a Lui, Egli ci rende capaci di affrontare serenamente ogni calamità.

Non ci scusiamo con nessuno per il fatto di contare com-pletamente sul nostro Creatore. Sorridiamo di chi afferma che la spiritualità è la strada della debolezza: paradossal mente, la spiritualità è il cammino della forza. La storia tut ta insegna che “fede” vuol dire “coraggio”. Tutti gli uomini di fede possiedono coraggio, perché hanno fiducia in Dio.

Noi non chiediamo scusa perché crediamo in Dio, anzi, Gli lasciamo dimostrare, nostro tramite, quanto Egli può fare. Gli chiediamo che faccia scomparire le paure che abbiamo e di indicarci ciò che Egli vuole per noi. Immediatamente cominciamo a superare la nostra paura.
Ora veniamo al sesso. Molti di noi hanno bisogno di rivedere questo argomento. Abbiamo cercato innanzitutto di essere ragionevoli quando abbiamo iniziato a trattare questo problema, perché a volte è facile perdere ogni equilibrio in questo campo. Le opinioni degli uomini vanno da un estremo all’altro per quanto riguarda il sesso e a volte forse si assumono posizioni assurde. Alcuni sostengono che la sessualità è una concupiscenza della nostra natura animale, un’indispensabile esigenza in vista della procreazione. Poi ci sono quelli che esaltano il sesso e ne vorrebbero sempre più, disprezzano l’istituzione matrimoniale e sono convinti che gran parte dei problemi dell’umanità abbia la sua radice nel campo della sessualità. A sentire loro i rapporti sessuali sono troppo pochi o di tipo sbagliato, ne vedono le conseguenze dappertutto. Gli uni vorrebbero che le persone si astenessero sempre dai piaceri sessuali, per gli altri la sessualità dovrebbe pervadere tutto. Noi vogliamo restare fuori da questa controversia, non vogliamo essere gli arbitri di nessuno per ciò che riguarda il sesso. Tutti abbiamo dei problemi sessuali, non saremmo uomini se non ne avessimo. Cosa possiamo fare a tale riguardo?
Abbiamo passato in rassegna la nostra condotta degli anni trascorsi. Quando siamo stati egoisti, disonesti e sconsiderati? A chi abbiamo fatto torto? Siamo stati la causa, sen za un valido motivo, di gelosia, di amarezza e di sofferenza per altre persone? Quando abbiamo avuto torto in certe situazioni, come avremmo dovuto, invece, comportarci? Abbiamo scritto tutto, abbiamo classificato tutto e ci siamo messi a studiare il risultato.

Così abbiamo tentato di abbozzare un piano per la nostra futura vita sessuale, che fosse logico e si dimostrasse sano. A ogni relazione che abbiamo riesaminato, abbiamo fatto seguire la domanda: “Sono stato egoista oppure no?”. Abbia mo domandato a Dio di modellare i nostri ideali e di aiutar ci a viverli. Ci siamo fissati bene in mente che la sessualità ci è stata data da Dio e che pertanto è cosa buona, ma che non dovevamo servircene in maniera superficiale ed egoista, né disprezzarla o rifiutarla.
Qualunque sia il nostro ideale, dobbiamo essere ben di sposti a crescere in questa direzione. Dobbiamo essere pronti a riparare le offese che abbiamo arrecato, purché non arrechiamo un maggior danno nel fare ammenda. In altre parole, trattiamo il sesso come ogni altro problema. In meditazione chiediamo a Dio ciò che dovremmo fare in ogni circostanza. La risposta ci sarà data, se noi lo desideriamo.

Dio solo può essere il giudice imparziale della nostra situazione in materia sessuale. Spesso è utile consultare delle persone, ma lasciamo a Dio il giudizio finale. Ci rendiamo conto che quando si tratta di questioni sessuali possiamo incontrare persone troppo rigorose o troppo indulgenti. Evitiamo le idee o il consiglio di persone isteriche.
Supponiamo di non essere capaci di arrivare alla meta ideale che ci siamo prefissi e che per strada ci perdiamo, dovremmo per questo motivo ricominciare a bere? Alcuni so no di questo avviso. Ma la cosa non è vera che a metà. La questione dipende da noi e dalle nostre motivazioni. Se sia mo pentiti di ciò che abbiamo fatto e se desideriamo onestamente che Dio ci conduca dove vuole Lui, siamo certi che ci perdonerà e in questo modo avremo capito la lezione. Se non ci pentiamo della nostra condotta passata e continuiamo tranquillamente a fare del male agli altri, è certo che ricominceremo a bere. Questa non è teoria. Sono dei fatti appresi dalle nostre esperienze.

Per sintetizzare le nostre idee sul problema del sesso: noi preghiamo sinceramente di conoscere il nostro comportamento ideale in questo campo, di ottenere aiuto in situazioni dubbiose, di avere la saggezza e la forza di fare la cosa giusta. Se il sesso ci dà un sacco di problemi, ci impegniamo ad aiutare ancor più gli altri. Ci interessiamo delle loro necessità e cerchiamo di lavorare per loro. Queste cose ci aiutano a uscire dai nostri problemi, calmano i nostri desideri mentre, se li accontentassimo, ci procurerebbero dei guai.
Se abbiamo compilato un inventario completo della nostra vita, abbiamo scritto molte cose. Abbiamo fatto la lista dei nostri risentimenti e li abbiamo analizzati tutti. Abbiamo cominciato a capire la loro futilità e pericolosità nella nostra vita. Abbiamo compreso che essi possono distruggerci. Abbiamo cominciato a imparare la tolleranza, la pazienza e la benevolenza verso tutti, anche verso i nostri nemici, perché li consideriamo come delle persone malate. Abbiamo fatto la lista delle persone alle quali il nostro comporta mento ha causato dei danni e siamo pronti a fare ammenda onorevole per il passato, se ciò è in nostro potere.
In questo libro leggete e rileggete in parecchi punti che la fede ha fatto per noi cose che non potevamo fare da noi stessi. Speriamo che siate convinti che Dio può rimuovere qualunque caparbia volontà che vi abbia tenuti lontani da Lui. Se avete già preso una decisione, se avete fatto una lista dei vostri principali difetti, avete già cominciato bene. Se è così vuol dire che avete già inghiottito e digerito dei grossi bocconi di verità su voi stessi.